Lo sbarco in Normandia, nome in codice operazione Overlord, fu la più grande invasione anfibia della storia, messa in atto dalle forze alleate per aprire un secondo fronte in Europa e invadere così la Germania nazista.

Lo sbarco avvenne sulle spiagge della Normandia, nel nord della Francia, all’alba di martedì 6 giugno 1944, data nota come D-Day.

Lo sbarco in Normandia 6 giugno 1944

Nelle settimane seguenti le operazioni continuarono con la campagna terrestre (Battaglia di Normandia), che ebbe lo scopo di rafforzare ed espandere la testa di ponte nella Francia occupata, fino alla liberazione di Parigi (25 agosto) e la ritirata dei tedeschi oltre il fiumeSenna (completata il 30 agosto).

 

Dopo questa prima fase la strategia alleata prevedeva di sconfiggere completamente le forze tedesche schierate ad ovest, avanzare in profondità per liberare l’Europa occupata e concorrere, in cooperazione con l’Armata Rossa, in avanzata da est, all’invasione della Germania ed alla distruzione del Terzo Reich. È una delle battaglie più conosciute e importanti della seconda guerra mondiale.

Difese tedesche sopravvissute

 

Lo sbarco in Normandia fu preceduto da una considerevole quantità di discussioni politiche e militari tra gli Alleati. Ci fu molto disaccordo circa i tempi dell’operazione, la nomina del comandante e il luogo esatto dove sarebbero avvenuti gli sbarchi.

 

L’apertura del secondo fronte venne rinviata per molto tempo (venne per la prima volta discussa dettagliatamente nell’aprile del 1942 su sollecitazione della dirigenza politico-militare statuinitense, in particolare del generale George Marshall) e divenne, quindi, una grave fonte di tensione tra gli Alleati.

Stalin, Roosevelt  e Churchill

 

Stalin, dovendo subire l’enorme potenza della Wehrmacht sul Fronte orientale, aveva fatto pressione sugli anglo-americani per aprire un secondo fronte in Europa occidentale fin dal luglio 1941.

 

Ma Churchill (timoroso di un fallimento a causa della debolezza delle forze britanniche e dubbioso delle capacità di resistenza sovietiche) aveva ripetutamente respinto queste sollecitazioni a favore di un rinvio fino a quando lo sbarco non avesse avuto ottime possibilità di successo, preferendo nel frattempo organizzare, nonostante i dubbi degli americani più favorevoli ad un attacco diretto al cuore dell’Europa occupata, meno impegnative operazioni “periferiche”, prima in Nord Africa e poi in Italia.

Mappa dell’Operazione Overlord in Normandia

 

Il reale processo di pianificazione dell’invasione dell’Europa continentale cominciò, comunque, a partire dal gennaio 1943, dopo la conferenza di Casablanca. Nel maggio 1943 si incaricò un organismo apposito (il cosiddetto COSSAC – Chief Of Staff to Supreme Allied Commander), presieduto dal generale di corpo d’armata britannico sir Frederick Morgan, di studiare un vero progetto di sbarco oltre il Vallo Atlantico.

 

Il raggio di azione degli Spitfire aveva limitato la scelta dei punti di sbarco; la geografia aveva ulteriormente ridotto le scelte a tre: il Pas de Calais, la penisola del Cotentin e la costa della Normandia. Mentre il Pas de Calais offriva le spiagge migliori, vicinanza alle coste inglesi (l’appoggio aereo e la traversata erano quindi più facili) e un più diretto accesso alla Germania, era anche (per questi motivi) il punto più probabile dove ci si sarebbe aspettata un’invasione e quindi il meglio difeso.

Normandia – Cape de la Hague – Penisola del Cotentin 

 

La penisola del Cotentin, rispetto al Pas de Calais, disponeva di un porto ben attrezzato, quello di Cherbourg, ma scontava la mancanza di aeroporti e c’era il rischio di rimanere imbottigliati nella parte nord della penisola. Di conseguenza venne scelta la costa della Normandia, che poteva contare su difese nemiche più deboli rispetto al Pas de Calais e su buone spiagge riparate dai venti occidentali, inoltre nei pressi di Caen poteva essere conquistato velocemente un grande aeroporto, quello di Carpiquet.

 

Come risultato della disastrosa operazione del 1942 su Dieppe, si decise inoltre di non cercare di catturare un porto con un assalto diretto dal mare, nello sbarco iniziale (il rimedio a ciò, per le prime settimane dell’invasione, fu la realizzazione del cosiddetto mulberry, ovvero un porto artificiale). Nel luglio del 1943 l’operazione d’invasione, nome in codice Overlord, venne infine approvata anche da Roosevelt, Churchill ed i grandi capi militari.

Sbarco in Normandia

 

Scelto il luogo dello sbarco, la Normandia, si procedette alla nomina dei vari comandanti dell’operazione. Nell’ottobre 1943 venne nominato il comandante in capo delle operazioni navali, Operazione Nettuno, sir Bertram Ramsay. Nel dicembre 1943 il generale Eisenhower fu incaricato del comando supremo della forza di spedizione alleata, prendendo così il controllo globale delle truppe alleate in Europa.

 

Bernard Law Montgomery

Nel gennaio 1944, infine, fu il generale britannico Montgomery a essere nominato comandante operativo per le forze di invasione terrestre (21º Gruppo d’Armate). La nomina di Montgomery venne messa in discussione dagli esponenti militari statunitensi, che avrebbero preferito il più mite (e accomodante) generale Harold Alexander come comandante delle forze di terra. Lo stesso Montgomery aveva dubbi sulla nomina di Eisenhower, perché questi aveva poca esperienza sul campo. In ogni caso, comunque, Montgomery ed Eisenhower cooperarono con ottimi risultati in Normandia. A quel punto, nel gennaio 1944, il piano prevedeva lo sbarco di tre divisioni, con due brigate che sarebbero state paracadutate. Montgomery, per evitare rischi di imbottigliamento sulle spiagge dello sbarco e per diminuire la vulnerabilità all’inevitabile contrattacco nemico[, incrementò rapidamente la scala dell’attacco a cinque divisioni via mare e tre via aria, circa 160.000 uomini.

 

Più di 7.000 vascelli sarebbero stati coinvolti nell’invasione, compresi 4.000 mezzi da sbarco per la fanteria e da sbarco per i carri e 130 navi da guerra per il bombardamento navale. 12.700 aerei avrebbero appoggiato gli sbarchi (3.400 bombardieri pesanti, 1.600 bombardieri medi, 5.400 caccia e 2.300 aerei da trasporto per le truppe di paracadutisti). 10.000 tonnellate di bombe sarebbero state sganciate contro le difese tedesche in tre ondate: 2.000 bombardieri medi e pesanti avrebbero bombardato le difese tedesche nell’area dello sbarco per due ore a partire dalle 3:00 di notte, circa un’ora prima dello sbarco avrebbe preso il via il bombardamento navale e un quarto d’ora prima che i mezzi anfibi raggiungessero le spiagge sarebbe stato il turno di altri 1.000 bombardieri pesanti.

Sbarco in Normandia – I mezzi da sbarco

 

Lo sbarco sarebbe stato coperto, inoltre, dal fuoco di copertura proveniente da lanciarazzi montati sui mezzi d’assalto. L’ampliamento del piano d’invasione rispetto a quanto previsto inizialmente fece slittare di un mese, dal 1º maggio al 31 maggio, la data prevista per l’avvio dell’invasione.
Alcuni dei più inusuali preparativi da parte degli Alleati includevano veicoli corazzati adattati appositamente per l’assalto. Sviluppati sotto la direzione del generale maggiore inglese Percy Hobart, questi veicoli comprendevano carri armati Sherman anfibi, carri bonifica mine, carri getta-ponti e carri getta-rampe. Gli americani, che diffidavano delle invenzioni di Hobart, utilizzarono solo i carri anfibi. Solo dopo il macello di Omaha Beach, si accorsero di quanto sarebbero stati importanti i carri sminatori.

Sbarco in Normandia – Foto aerea

 

Tra i fattori decisivi per il successo dello sbarco ci sarebbero state anche la superiorità aerea e la capacità di limitare la facilità di spostamento delle truppe tedesche verso il campo di battaglia: a questo proposito dal febbraio 1944 le forze aeree degli Alleati cominciarono a bombardare sistematicamente il sistema ferroviario e di trasporto francese, logorando nello stesso tempo l’aviazione nemica. Nel D-Day la rete ferroviaria francese era stata ridotta al 40% del suo potenziale e la Luftwaffe non aveva abbastanza aerei per fornire il minimo supporto alle truppe tedesche impegnate in Normandia.

 

Il generale Patton

Inoltre, allo scopo di persuadere i tedeschi che l’invasione non sarebbe mai avvenuta in Normandia, gli Alleati prepararono un massiccio piano di inganno, chiamato Operazione Fortitude. L’Operazione Fortitude North doveva persuadere i tedeschi di aspettarsi un attacco in Norvegia proveniente dalla Scozia. Ancora più importante fu l’Operazione Fortitude South, che doveva convincere il nemico ad attendersi l’invasione nella zona del Pas de Calais.

 

Venne creato un fittizio 1º Gruppo d’Armate USA, con falsi edifici, falsi accampamenti e falsi equipaggiamenti (nei campi del Kent e del Sussex furono perfino collocati carri armati gonfiabili circondati da false impronte di cingoli: gli aerei ricognitori della Luftwaffe su questa zona non vennero abbattuti, proprio perché potessero scattare fotografie), che inviava falsi messaggi radio.

 

Il generale Patton ne venne addirittura posto a capo, per dare maggior credito al bluff. I tedeschi erano ansiosi di scoprire da sé il vero luogo dello sbarco ed avevano un’estesa rete di agenti che operava in tutta l’Inghilterra meridionale. Sfortunatamente per loro, ogni singolo agente era stato “raggirato” dagli Alleati e stava diligentemente inviando messaggi che confermavano il Pas de Calais come il probabile punto di attacco.

 

Inoltre, per rafforzare tale supposizione, l’intensità dei bombardamenti sul Pas de Calais venne mantenuta due volte più forte che sulla Normandia. Infine, il giorno stesso dello sbarco, apposite flottiglie di natanti in movimento di fronte a Dover avevano il compito di fare credere ai radar del nemico che il grosso della flotta alleata stesse per assaltare il Pas de Calais e che quella in Normandia fosse soltanto un’azione diversiva (le stazioni radar di Cherbourg e Le Havre, che avrebbero potuto captare l’avvicinarsi della flotta alleata, erano invece state accecate dai bombardamenti sulla Normandia). Tra Le Havre e Rouen, nelle prime ore del 6 giugno, dovevano pure essere lanciati paracadutisti-fantoccio per mantenere in allarme la 15ª Armata, che presidiava quel tratto costiero.

Paracadutista fantoccio 

 

Venne deciso, quindi, di sbarcare all’alba per sfruttare l’appoggio aeronavale durante il resto della giornata e con la mezza marea (la bassa marea avrebbe esposto le truppe al fuoco nemico per troppo tempo; l’alta marea avrebbe finito per nascondere gli ostacoli destinati a fare esplodere o spaccare in due i mezzi da sbarco).

 

Le truppe paracadutate, invece, avrebbero agito nella notte precedente gli sbarchi, sfruttando la luna piena per avvicinarsi agli obiettivi. Comparando le tavole lunari e quelle delle maree, ci si rese conto che lo sbarco non poteva essere fatto che durante tre giorni al mese: le date più vicine al 31 maggio erano il 5, il 6 e il 7 giugno. Ovviamente, condizioni del tempo favorevoli (cielo sereno o poco nuvoloso e mare non troppo agitato) erano indispensabili per la riuscita dello sbarco, che altrimenti sarebbe stato rimandato ad un’altra data.

Sbarco in Normandia – Uomini stremati a Omaha beach

 

Fu così che, dopo aver sospeso il 4 giugno, a causa delle pessime condizioni del tempo, lo sbarco previsto inizialmente per il 5 giugno (le operazioni di avvicinamento alla costa francese da parte delle forze destinate a Utah Beach e Omaha Beach erano già iniziate il 3 giugno), la notte del 5 giugno, alle ore 4,15, dopo essere stato informato di una probabile breve schiarita sulla Manica,

 

Eisenhower diede l’ordine definitivo: il D-Day sarebbe stato il 6 giugno. I tedeschi, invece, proprio a causa del brutto tempo che aveva flagellato la Manica il 4 ed il 5 giugno e delle condizioni incerte nei giorni successivi, non si aspettavano che gli sbarchi sarebbero avvenuti prima della metà di giugno.


Sbarco in Normandia – Truppe da sbarco canadesi

 

Se l’assalto alle spiagge venne pianificato con cura[10] (due punti essenziali erano alla base della campagna: il continuo rafforzamento delle forze sbarcate e la costante espansione delle teste di ponte), non altrettanto venne fatto con i possibili sviluppi che sarebbero seguiti alla creazione della testa di ponte: Montgomery, infatti, aveva impostato la campagna sul presupposto che i tedeschi avrebbero offerto scarsa resistenza fino alla linea della Senna, dove era prevista la prima, vera, grande battaglia sulla strada della Germania.

 

Per questo gli Alleati si aspettavano di conquistare già nel D-Day le città di Caen e Bayeux.

Sbarco in Normandia – Truppe sbarcano sulla spiaggia

 

“La guerra si vincerà o si perderà sulla spiaggia. Abbiamo una sola possibilità di fermare il nemico: quando sarà in acqua e cercherà di mettere piede a terra. I rinforzi non arriveranno mai sul posto dell’attacco, sarebbe follia pensarlo. La linea di difesa sarà qui, sulla costa. Mi creda, Lang, le prime ventiquattr’ore dell’invasione saranno decisive: per gli Alleati, come per la Germania, quello sarà il giorno più lungo”

 

Erwin Rommel

Sul fronte tedesco, nel novembre 1943, quando Hitler decise che la minaccia di un’invasione della Francia non poteva più essere ignorata, Erwin Rommel venne nominato ispettore della difesa costiera e successivamente, nel gennaio 1944, comandante del Gruppo di Armate B, le forze di terra incaricate della difesa della Francia settentrionale, comprendenti la 15ª Armata di von Salmuth nella zona del Pas de Calais e la 7ªArmata di Dollmann in Normandia.

 

Era un fermo convincimento di Rommel che l’unico modo di sconfiggere un’invasione era di impedire al nemico di costituire una testa di ponte nelle prime ventiquattr’ore. Rommel, durante le sue ispezioni, si accorse che, al di là della propaganda, le fortificazioni del Vallo Atlantico proteggevano soltanto i porti, ma a difesa delle spiagge non c’era nulla: gli Alleati avrebbero potuto sbarcare sulle spiagge e poi catturare i porti tramite una marcia nell’entroterra.

 

Rommel ritenne urgente, quindi, fortificare pesantemente le spiagge con una rete di bunker, casematte, campi minati, ostacoli anticarro e nidi di mitragliatrici, inoltre bisognava dotarle di ogni sorta di ostacolo che impedisse ai mezzi da sbarco di avvicinarsi (mine marine, pali d’acciaio). Per impedire operazioni aviotrasportate di supporto agli sbarchi, Rommel ritenne anche opportuno allagare ampi tratti di terre basse vicino alla costa, in prossimità di fiumi e paludi, e di piantare migliaia di lunghi pali (i cosiddetti “asparagi di Rommel”) su campi e prati per danneggiare gli alianti che fossero atterrati.


Gli “Asparagi” di Rommel

 

L’ultimo passo nel caso in cui le truppe alleate fossero riuscite a sbarcare era quello di contrattaccare il prima possibile con le truppe corazzate. Volle, quindi, che almeno alcune divisioni corazzate venissero posizionate sufficientemente vicine alle spiagge per sferrare una controffensiva immediata, se necessario anche in maniera frammentata e locale. Rommel temeva, infatti, che l’afflusso di truppe corazzate provenienti da zone troppo distanti dal punto degli sbarchi sarebbe stato ostacolato e compromesso dalla netta superiorità aerea alleata, in grado di sconquassare strade, ponti e ferrovie di accesso alle zone d’invasione. Dello stesso parere di Rommel era il generale Alfred Jodl, capo dell’ufficio operazioni dell’OKW.

von Rundstedt

Il comandante superiore di Rommel, il feldmaresciallo von Rundstedt, responsabile del Fronte Occidentale, OB West, non era invece d’accordo: Rundstedt, basandosi sulle esperienze della campagna d’Italia, temeva che il bombardamento navale ed aereo avrebbe distrutto le truppe corazzate dislocate troppo vicine alla costa e preferiva, quindi, concentrare le divisioni panzer nelle retrovie per poi lanciarle in massa ed in maniera compatta per annichilire le teste di ponte, utilizzando le classiche manovre corazzate in cui i tedeschi erano tatticamente superiori rispetto agli Alleati.

 

Della stessa opinione di Rundstedt era il comandante del Panzergruppe West (riserva corazzata del Fronte Occidentale), il generale Geyr von Schweppenburg, il quale riteneva che prima di individuare il punto centrale dell’attacco nemico su cui dirigere un contrattacco corazzato compatto e quindi efficace sarebbero state necessarie almeno 24-48 ore per permettere la necessaria radunata dei reparti. Von Schweppenburg suggerì che per evitare l’intervento dell’aviazione nemica i reparti corazzati venissero mossi prevalentemente di notte, mentre di giorno doveva aver luogo l’attacco alle posizioni nemiche.

I panzer di Rommel

 

Nel risolvere la disputa, Hitler a fine aprile decise di dividere le sei divisioni panzer disponibili nella Francia settentrionale, assegnandone tre direttamente a Rommel, mentre le restanti tre vennero posizionate a buona distanza dietro le spiagge e sotto la gestione diretta diretta dell’Oberkommando der Wehrmacht (OKW), che doveva autorizzarne l’utilizzo da parte di Rommel e Rundstedt. In questo modo Hitler dimostrò la sua incertezza, evitando di prendere una decisione definitiva: egli sparpagliò le sue forze sul territorio francese, finendo per frammentare la responsabilità del controllo delle unità della riserva strategica.

 

Ad esempio, in Normandia la sola 21. Panzerdivision venne schierata a ridosso delle spiagge (poco a sud di Caen), mentre altre due divisioni della riserva strategica dell’OB West, la 12. SS-Panzer-Division “Hitlerjugend” e la Panzer-Lehr-Division si trovavano a circa 130-160 chilometri di distanza da Caen.

Aerei tedeschi

 

Il maggiore punto debole dei tedeschi era però l’aviazione: la difesa della costa del nord della Francia era affidata a solo 169 aerei da caccia, troppo pochi per fornire il necessario supporto alle truppe di terra contro i bombardamenti nemici.
L’annuncio dello sbarco alla resistenza francese, i maquis, venne dato pochi giorni prima con una frase in codice trasmessa da Radio Londra, utilizzando i primi versi della poesia “Chanson d’automne” di Paul Verlaine, ma con due parole modificate in quanto il testo era preso da una popolare canzone dell’epoca di Charles Trenet..

 

Il primo verso, «Les sanglots longs des violons de l’automne» (“I lunghi singhiozzi dei violini d’autunno”), avvertì i Maquis situati nella regione d’Orléans di compiere azioni di sabotaggio contro la rete logistica (stazioni, binari, ponti, incroci stradali, depositi di munizioni, etc.) tedesca nei giorni successivi. Il secondo verso, «Blessent mon coeur d’une langueur monotone» (“Feriscono il mio cuore con un monotono languore”), trasmesso il 5 giugno (il giorno prima dello sbarco), segnalava che l’attacco doveva essere effettuato immediatamente, in quanto l’invasione sarebbe avvenuta entro 48 ore. Le attività svolte dalla resistenza francese aiutarono a interrompere le linee di comunicazione della Wehrmacht, impedendone l’afflusso veloce di rinforzi verso la Normandia.

L’annuncio dello sbarco in codice fu trasmesso da Radio Londra, utilizzando i primi versi della poesia “Chanson d’automne” di Paul Verlaine

Anche il “Servizio di Informazioni” della 15ª Armata tedesca conosceva il significato di quei codici e in effetti le truppe di von Salmuth, comandante della 15ª Armata, erano state messe in allarme. Il “Servizio di Informazioni” aveva avvertito anche l’OKW e gli stati maggiori di von Rundstedt e di Rommel (in quei giorni in Germania per un breve periodo di ferie), ma nessuno di questi aveva inoltrato la segnalazione e quindi l’allarme anche alla 7ª Armata di Dollman, dislocata proprio in Normandia, che venne quindi sorpresa in pieno dallo sbarco.

Tale negligenza si può spiegare col fatto che sia Rundstedt che lo stato maggiore di Rommel si aspettavano l’invasione nella zona di Calais (l’unica dotata di porti in grado di assicurare rifornimenti agli eserciti invasori), dove appunto si trovava la 15ª Armata, già in allarme.

Cimitero Americano di Colleville-sur-Mer

Il prezzo dell’Operazione Overlord il 6 giugno fu di circa 10.300 vittime (2.500 morti) per gli Alleati: 6.600 americani (di cui 1.465 morti, 3.184 feriti, 1.928 dispersi e 26 prigionieri), circa 2.750 britannici, quasi 1.000 canadesi (di cui 359 morti). Ricerche più recenti e accurate sulle singole vittime del D-Day hanno alzato il totale dei morti, portandolo a circa 4.400 fra gli Alleati (2.500 morti americani e 1.900 morti fra britannici e canadesi).

Fonte: Nautica Report

 

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